giovedì 25 febbraio 2010

Paese che vai, evento che trovi !

Dopo averlo sognato per tantissimi anni, finalmente ho potuto assistere di persona alla famosa gara indoor di Las Vegas, quella che è ancora oggi la gara con il maggior numero di partecipanti al mondo, quasi 1500.
Certo, Las Vegas non è un semplice gara, ma per gli americani è l’Evento per eccellenza, la gara dove si ritrovano i campioni, dove si vedono i nuovi materiali e dove soprattutto si va a divertirsi nel tempo libero tra una sessione di tiro e un’altra.
La gara di Nimes si è spesso presentata con l’ambizione di diventare la Las Vegas d’Europa e ormai sicuramente ci è riuscita, ma ha fatto anche di più: ha largamente superato Las Vegas come qualità dell’evento, anche se non ancora in numero di partecipanti.

Devo dirlo francamente, la gara di Las Vegas confrontata con Nimes mi è parsa poco più di un ciofeca. Tanta gente, ma location poco più che squallide, con quei grandi saloni di hotel con i tappeti a ghirigori sul pavimento, poche informazioni sui risultati, spazi limitati e battifreccia rasoterra con i bersagli attaccati a caso dagli stessi partecipanti. Poi, l’assurdo dei “freccioni” al di là di qualsiasi ragionevolezza nel danneggiare bersagli e rubare punti di riga altrimenti inesistenti.


Per finire, una premiazione ai limiti del ridicolo, con il palco piano con sopra i rappresentanti degli sponsor e la chiamata dei soli vincitori di ogni divisione, cui venivano consegnati gli “assegnoni” di organizzatori e sponsor, con le targhe ufficiali della gara che invece venivano ritirate poi direttamente dai premiati al tavolo dell’organizzazione.


A Las Vegas inoltre si applicano le regole di tiro della NFAA, che sono alquanto diverse da quelle della FITA. A parte il limite delle frecce, la distanza è 20 yards (poco più di 18 mt ), il tempo per tre frecce è 2 ½ minuti, e si tirano per ogni serie di 30 frecce, 15 frecce in alto e quindici in basso; chi arriva per primo a inizio gara si attacca la targa dove gli pare e quelli che seguono riempiono il battifreccia assegnato. Se i bersagli sono rovinati, gli arcieri se li cambiano da soli (quelli nuovi stanno sotto i battifreccia). Le targhe triple triangolari su fondo grigio inoltre hanno sul retro il bersaglio da 40 cm singolo, quindi l’arciere decide da solo se usare l’uno (fronte) o l’altro (retro).
Le regole di abbigliamento semplicemente non esistono, con gente che tira in stivali o infradito, quasi tutti rigorosamente in blu jeans e con la maglia del loro sponsor principale.
Tom Dielen, Segretario Generale della FITA, tirava olimpico con la maglia della Hoyt. Gli ho chiesto se secondo lui fosse questo il futuro dell’abbigliamento nelle gare. “Probilmente sì, ad eccezione delle Olimpiadi” mi ha risposto.

La finale del primo World Archery Challenge, la combinata tra Nimes e Las Vegas, è stata organizzata dalla FITA in modo improvvisato, utilizzando ovviamente quanto disponibile sul posto.
Battifreccia quindi rasoterra, visuali a triangolo e niente limite dei 9.3 mm per le frecce per consentire di usare la stessa attrezzatura della gara. Non è venuta male, per chi capiva le regole, a parte l’incomprensione nello spareggio tra Ryals e Cousins per il terzo posto compound dove Ryals ha perso per aver titrato sullo spot 1 invece che sul 2. Ma chi capiva le regole tra il pubblico era chiaramente una minoranza, e ancor meno erano quelli che avevano capito di cosa fosse questa gara, peraltro pubblicizzata zero sul posto. Pure la premiazione del World Archery Challenge è finita insieme alle altre, con solo i primi chiamati a prendersi gli assegnoni con quelli della gara principale e nessun podio completo e quindi nessuna foto finale dei vincitori e piazzati nel Challenge.

Tutto negativo quindi? Sicuramente una gara ben lontana dal gusto e dalle abitudini degli Europei, una gara veramente di un altro pianeta per gusti alieni.
Yoshi Komatsu, editore della rivista Giapponese Archery, figura costante tra i fotografi di tutte le gare internazionali da sempre , alla mia domanda di confrontare Nimes con Las Vegas mi ha risposto molto semplicemente che come Gara Nimes era vincente sicuramente, ma che quando uscivi dalla gara a Nimes però non avevi…. Las Vegas.
Già, gli americani hanno da decenni il loro evento arcieristico ogni anno a Las Vegas, con moltissimi elementi in comune con Nimes: tanti partecipanti, tre giorni di gara per tutti, probabilità di premi per tutti, fiera espositiva, tanti campioni da ammirare (che vengono per i tanti soldi da vincere). In meno hanno molte meno regole (e li invidio), una cura dei particolari molto superficiale e una location molto peggiore, ma in più offrono ai partecipanti la città di Las Vegas, un colossale luna park – casinò aperto 24 ore su 24 ed unico al mondo. Per questo, Las Vegas come evento rimarrà inimitabile ed irraggiungibile per sempre.
Paese che vai, evento che trovi !


venerdì 12 febbraio 2010

Ancora a Riccione

Riccione d’inverno non è un gran bel posto… fa freddo come ovunque, qualche volta nevica pure come ovunque.
Ma a Riccione si deve andare quasi tutti gli anni, tra Gennaio e Marzo, per partecipare alla annuale assemblea FITARCO.
Mi hanno chiesto in molti ormai che ci si vada a fare alle assemblee nazionali FITARCO all’interno del quadriennio olimpico. Almeno, quella di inizio quadriennio da l’illusione di poter votare per eleggere i propri rappresentanti. Le altre, neppure quello.

La democrazia assembleare in FITARCO è in pratica morta una decina di anni fa, con le ultime “vere “ assemblee della battaglia contro le stravolgenti norme statutarie proposte dalla gestione che allora portò addirittura ad un commissariamento della nostra Federazione. La battaglia fu vinta, ma la Federazione fu persa, sembra ormai definitivamente.
Ho partecipato ininterrottamente alle assemblee FITARCO dal 1974. Tra ordinarie e straordinarie, ben oltre quaranta assemblee. Neve, passi appenninici bloccati, luoghi improbabili. Ci sono sempre stato, nel rispetto della teoria che dice che ognuno di noi ha la sua parte anche piccola di responsabilità in una democrazia, e che questa si esprime attraverso il voto.
Ma lentamente, anno dopo anno, il livello di partecipazione democratica prima teorico, poi possibile ed ora reale è diventato sempre più limitato.

C’eravate due assemblee fa quando addirittura il Presidente dell’Assemblea mi negò la parola regolarmente richiesta per un intervento con il quale volevo soltanto aiutare la formulazione di una proposta del Presidente FITARCO a suo sostegno?
Sono stato personaggio scomodo di molte assemblee, ma sono sempre intervenuto per costruire una FITARCO migliore, magari a dispetto dei manovratori del momento e delle loro spesso molto limitate visioni. Ho visto il nostro statuto stravolto molteplici volte per interessi di parte, martoriato da idiozie assurde imposte dall’ufficio legale del CONI a dispetto della logica, del codice civile e spesso anche della lingua italiana. Ho sempre segnalato o cercato di segnalare le cose che non stavano in piedi, che non avevano nulla a che fare con il nostro mondo, con l’arcosfera.

Bene, questa volta stavo per arrendermi. Lunedì mattina 15 febbraio 2010 parto con Michele per Las Vegas, e la rilettura dello Statuto e delle modifiche allo stesso oggetto dell’assemblea di del 14 febbraio mi aveva gettato nello sconforto. Onestamente, l’insieme delle norme lette organicamente non ha più nulla che fare con quella Federazione cui avevo chiesto l’iscrizione la prima volta nel 1973.
Tralasciando la lingua italiana, vilipesa nel testo un po’ ovunque da frasi di plurimo significato, errate o addirittura contrastanti tra di loro e qualche volta anche grammaticalmente sbagliate, leggo un testo dove le Compagnie, pardon, le Associazioni non possono più eleggere i propri rappresentanti periferici, non possono più eleggere e formare i propri giudici, non possono più votare le proprie norme di gestione, ma solo “approvarle”, devono esplicitamente richiedere il bilancio della federazione per poterlo esaminare e si possono trovare amministrate a livello centrale da persone elette da terzi. E se qualcosa accade, i Giudici sono Magistrati inamovibili in eterno e meglio se non tesserati alla federazione. Per ultimo, ma la norma e’ ormai assente da anni, le Associazioni non possono più presentare emendamenti allo Statuto se non come emendamenti agli emendamenti presentati dal Consiglio Federale, e forse neppure a quelli, in realtà, perché le norme per l’ordine del giorno delle assemblee non risono neppure quelle più da tempo immemore.
Francamente, un testo complessivo che ormai nessun arciere senza una laurea in gurisprundenza e una decina di anni di esperienza specifica riesce neppure a comprendere in tutte le sue contorte eccezioni. Se ad esso uniamo poi l’insieme dei regolamenti FITARCO ufficiali e non, l’intera materia diviene simile alla legislazione fiscale Italiana. Talmente astrusa da essere inapplicabile o elusa in massima parte.

Ho riflettuto, e ho pensato che un ultimo tentativo non cambierà nulla nella mia esistenza; ho deciso quindi che sarò a Riccione ancora questa volta, e ancora una volta chiederò la parola ogni volta che riterrò di poter dare un contributo alla discussione o alla comprensione delle norme in votazione.
Ma chiederò anche specificamente la parola per un sola mozione personale.
Chiederò che l’Assemblea voti un invito formale al Presidente , al Consiglio Federale e alla Consulta delle Regioni per l’istituzione di una Commissione Costituente che riscriva lo Statuto da zero in un ottica di maggiore comprensibilità e maggiore aderenza dello stesso al mondo del tiro con l’arco, al nostro mondo, all’arcosfera tutta.
Curioso di vedere come la mozione sarà accolta da una Assemblea che da quasi un decennio di Statuto con la S maiuscola non si occupa più.

Poi, magari, nel 2011 sarò ancora a Riccione. O forse non più.

giovedì 4 febbraio 2010

Gare ed Eventi

Essendo stato in due weekend successivi al torneo Internazionale di Nimes, 13esima edizione, ed ai Campionati Italiani Indoor di Padova, mi trovo nelle migliori condizioni di freschezza mentale per fare un raffronto diretto, e purtroppo la gara italiana ne esce largamente perdente.
Nimes è da anni un Evento mondiale nel tiro con l’arco, Padova è stata una normale gara di campionato Italiano Indoor come se ne sono viste tante negli ultimi vent’anni, e certo non la migliore edizione del periodo.
La differenza sta tutta nei termini, Evento l’una, Gara l’altra.
 
Cos’è un Evento Arcieristico?
E’ una Gara che negli anni ha perfezionato i propri meccanismi di ammissione, ha promosso la propria esistenza ed ha fatto in modo che gli arcieri “ambiscano” a partecipare, sia come atleti che magari anche solo come spettatori.
Nimes ha costruito il suo appeal con un mix vincente di ritrovo annuale internazionale in data fissa e di premi un po’ per tutti che hanno attratto gli atleti di alto livello mondiali, che a loro volta hanno attratto tanti arcieri solo “partecipanti”, che a loro volta hanno attratto i commercianti e le aziende del settore, e l’insieme ha attratto gli sponsor e l’attenzione della cittadinanza.


Ci sono voluti tredici anni, ma quest’anno la gara ha finalmente raggiunto il tutto esaurito che solo nelle più sfrenate speranze la Società Arc Nimes aveva mai ipotizzato si potesse compiere.
Ho chiesto a Olivier Grillat, il mago dietro la creatura, se il prossimo anno pensavano di aggiungere un quinto turno al pomeriggio del Venerdì per far fronte alle richieste.
Mi ha risposto che nella situazione attuale non se lo potevano permettere. Oltre 170 persone impegnate per 5 gg erano quello che potevano gestire con le strutture attuali, e quindi i quasi 1300 partecipanti erano giusto il coronamento di un sogno che richiedeva ora almnto qualche anno di stabilità. Ma, ha aggiunto, la municipalità di Nimes, visto il successo internzionale, ha promesso la costruzione di un nuovo padiglione fieristico più grande entro un paio di anni, e quindi verso il 2013 rivedremo la gara di Nimes crescere ancora e superare, una volta per tutte, la ormai non più tanot leggendaria Las Vegas per numero di partecipanti.
Avete capito bene, costruiranno un padiglione fieristico più grande appositamente per un Evento Arcieristico Mondiale, non per una gara di tiro con l’arco.

Due giorni dopo il ritorno da Nimes, sono passato per viale Borri a Castellana, e ho intravisto di lato le rovine del centro fieristico che ha ospitato le sei edizioni “mia” 24 Ore dal 1995 fino all’ultima edizione del 2001.


Nata nel 1995 come copia della 24 Ore di Belfort ma molto adattata ai gusti Italiani, ha visto nell’edizione 2001 oltre 150 squadre partecipanti con più di 430 arcieri in gara in un Evento in continua crescita che era un appuntamento annuale per molti a livello Italiano ed Europeo. La formula era quasi perfetta, la partecipazione continuava a crescere, il successo era assicurato. I miei piani prevedevano ancora qualche anno per raggiungere il tutto esaurito a oltre 800 partecipanti.
I piani si scontrarono però con la decisione della Camera di Commercio di Varese di cedere impianto e terreno in cambio della costruzione del nuovo polo fieristico di Malpensa Fiere.
La sera di Domenica 9 Dicembre 2001 si chiusero per l’ultima volta le porte del grandioso padiglione centrale e quelle della 24 Ore di Castellanza, che per tutti è nella memoria come un Evento arcieristico, e non certo come una semplice gara di tiro con l’arco.

Domenica scorsa a Padova una signora del comitato organizzatore degli italiani mi ha chiesto come mi sembrava i campionati e l’organizzazione, in confronto ai precedenti.
Che dire, ho avuto un po’ di imbarazzo rispondere, perché era facile essere fraintesi, ma me la sono cavata.
Padova è stata ne più ne meno una delle edizioni “medio basse” delle gare degli Italiani Indoor cui ho assistito, e vado agli Italiani indoor ininterrottamente da oltre venti anni. Non la peggiore, sicuramente, ma certo alquanto lontana dalle migliori. Il confronto diretto con Montichiari dello scorso anno vedeva circa lo stesso numero di partecipanti, una organizzazione simile con in più il ritorno dei tastierini per gli scores in tempo reale e in meno il ristorante self service nel padiglione gara (a Padova molti non si sono neppure accorti che ci fosse e si sono accontentati degli orribili panini Autogrill). In entrambe le edizioni, luce non buona, e ambiente un po’ opprimente, quasi niente spazi per il pubblico e nessun posto dove sedersi per centinaia e centinaia di persone “costrette” per varie ragioni a rimanere in piedi a bighellonare per magari anche oltre otto ore consecutive. Finali senza tribune e poco visibili, orari al solito assurdi. Reggio Emilia negli anni precedenti era stato una spanna superiore ad entrambe le ultime edizioni, dando però almeno spazi maggiori e accettando più partecipanti anche se luce per tirare era sempre pessima.
Il migliore dei campionati Indoor cui ho assistito? Probabilmente Genova nel 1997, con le tribune e il mini-stadio per le finali…. Un bel po’ di tempo fa, direi… E i tastierini con i risultati della qualifica in tempo reale c’erano anche prima di allora (eravamo i primi al mondo ad usarli), per poi scomparire per dodici anni.
I campionati Italiani Indoor sono la più grande gara indoor Italiana, comunque non la migliore per tentare record (anche a causa della data sempre troppo anticipata), ma sono solo la gara più grande, non un evento.
Non hanno mai spazi e tribune adeguate per pubblico, le finali sono sempre improvvisate (la carta da pacchi sui paglioni delle finali per renderli televisivi non si mette neppure più da almeno un decennio) , non c’e’ ombra di maxischermo vero, nessuno capisce che succede se non essendo arciere e sostando una ventina di minuti davanti ai TV al plasma dove scorrono le classifiche, e gli orari della gara principale, ovvero le finali assolute, sono all’ora di cena quando va bene: roba per soli addetti stretti (partecipanti, arbitri, organizzatori e loro autisti), non certo per la TV o per un ipotetico impossibile pubblico. Per tutta la giornata risuonano nel padiglione le lamentele di genitori, mogli e fidanzate che giurano che a una cosa del genere non parteciperanno mai più, e degli atleti in attesa eterna di improbabili spareggi, seduti su seggiolini di tiro da campagna perché, avendo avuto esperienze di identici campionati precedenti, sanno che se la sedia non se la portano da casa rischiano di arrivare stremati ai fatidici tiri del destino.

Ho personalmente presentato negli anni sia quando ero in Consiglio Federale che poi almeno tre progetti completi per trasformare gli Italiani Indoor in pochi anni da semplice gara in Evento, e altrettanto hanno fatto altri. Lo scorso anno è stata istituita dal nuovo Consiglio Federale una commissione specifica per la ristrutturazione dei campionati, che ha presentato le proprie conclusioni al Consiglio di Presidenza moltissimi mesi fa, ovviamente senza alcun seguito.

No, i Campionati indoor non diventeranno mai l’evento da 1600 partecipanti, premi in denaro, sponsor e TV in diretta che avevo sognato e progettato. Non lo diventeranno mai perché creare un evento del genere significa dar fiducia per anni allo stesso team organizzatore ed investire almeno all’inizio un po’ di risorse, ma soprattutto significa perdere il potere politico di assegnare la “gara” una volta qui e una là per garantirsi il solito becero consenso politico.

Per partecipare ad un evento, quindi, meglio prenotare presto per Nimes 2011. In Italia, anche il prossimo anno gli italiani saranno purtroppo ancora solo una Gara.