Durante i campionati Italiani targa di Alessandria improvvisamente sono stato colpito da una visione:
Il tiro con l’arco italiano era formato, gestito e partecipato da famiglie, non da società.
Eravamo durante gli scontri a squadre miste e i fratelli Giorgio e Anna Botto tornavano dal recupero frecce , seguiti dai fratelli Carla e Michele Frangilli contro i quali si stavano scontrando.
Sul campo a lato, i fratelli Massimiliano e Claudia Mandia facevano lo stesso negli scontri Juniores. Tre coppie di fratelli, non tre Società.
Immediatamente, il pensiero è corso anche alla famiglia Matteucci, due terzi della squadra OL SF sul podio, ma poi anche alla famiglia Mento, alla famiglia Tonelli e ovviamente anche alla Famiglia Scarzella, più a tante altre del passato e del presente.
Atleti, Dirigenti, Arbitri, Istruttori. Innumerevoli sono le famiglie nel panorama del tiro con l’arco Italiano che costituisco l’ossatura spesso in contemporanea tecnica ed organizzativa della propria società . Qualche volta, le famiglie arcieristiche hanno la possibilità di crescere in un terreno fertile e ricettivo, e trascinano con sé chi le segue spesso anche a raggiungere obiettivi inaspettati. Era già così nel 1973, quando mi tesserai per la prima volta alla FITARCO. La famiglia Oddo controllava non solo l’ABA di Milano, ma la stessa FITARCO e pure la stessa FITA, che allora proprio a Milano aveva sede, con Francesco Gnecchi Presidente e Beppe Cinnirella Segretario Generale; di riflesso, l’ABA costituiva l’ossatura del neonato settore tecnico FITARCO, forniva il direttore tecnico Nazionale, il compianto Renato Doni e prima ancora aveva visto i fratelli Oddo gareggiare maglia azzurra. Ma era il 1973, quasi quarant’anni fa …
Le cose cambiano, nel mondo, ma sembra che nel tiro con l’arco, non solo italiano, le famiglie continuino ad essere l’ossatura portante del movimento.
Dove la famiglia partecipa, cresce, passa la palla alle generazioni successive, la società di riferimento fa lo stesso. Dove i figli abbandonano ed nipoti non vengono iniziati al nostro sport , la famiglia perde con gli anni la spinta propulsiva e la società di riferimento lentamente collassa.
Potrei citare decine di famiglie che hanno costituito l’ossatura di altrettante società o adirittura squadre nazionali e che sono ora scomparse dall’arcosfera o collassate ai minimi termini a causa del semplice invecchiamento dei fondatori e propulsori e dell’assenza di ricambio generazionale.
In altri paesi, piccoli e grandi, le situazioni sono molto simili. Che dire della famiglia Trafford, sei membri in gara nella squadra USA ai mondiali di Campagna 2008, cinque a quelli 2010?
La Famiglia Traffort ai Mondiali 2010 |
O dei fratelli Dola e Rahul Banerjee., colonne portanti della squadra Indiana Femminile e Maschile OL? E che dire di babbo Dee Wilde con i figli Logan e Reo?
Più ci penso e più altri nomi si affacciano alla memoria, inutile a questo punto continuare ad elencarli.
Bene, prendiamone atto e facciamocene una ragione. Il nostro è uno sport di Famiglia, anzi, di Famiglie, a tutti i livelli, tecnico agonistico e dirigenziale compresi.
Alla base, nei club, lo sappiamo bene. Chi non ha nel proprio club quote speciali “Famigliari” per non gravare troppo sui bilanci delle famiglie con diversi membri iscritti?
Perchè non riconoscere quindi questa situazione di fatto e dare alle famiglie che costituiscono l’ossatura del tiro con l’arco nazionale un minimo di riconoscimento? Un campionato per famiglie? Una quota di iscrizione famigliare alla FITARCO? Una riconoscimento specifico? Basta un po’ di fantasia e qualcosa si può certo inventare. Intanto, l’unico “riconoscimento” pratico alle famiglie da parte FITARCO è stata la riduzione delle copie della rivista ARCIERI inviate allo stesso indirizzo, pur in presenza di quote di tesseramento uguali per tutti i membri della singola famiglia.
Il tiro con l’arco è decisamente una faccenda di famiglia, vediamo di fare qualcosa!
Post scriptum:
Finale Coppa del Mondo di Edimburgo 2010, partecipanti Italiani:
- Marco Galiazzo – accompagnato da suo padre come tecnico personale
- Michele Frangilli – accompagnato da suo padre come tecnico personale
- Sergio Pagni – accompagnato da suo padre come tecnico personale
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